Native Advertising, il futuro è mobile
Secondo le stime di Business Insider, si tratta di un settore destinato a crescere del 156% entro il 2020. Le performance migliori? Quelle sui telefonini
di Guendalina Marra
Con una spesa di quasi 9 milioni di euro il native advertising dominerà l’intero settore della pubblicità su telefonia mobile. E in meno di cinque anni sarà il sovrano del web e della pubblicità digitale europea. A dirlo è lo studio “Native Advertising in Europe to 2020” di Business Insider, uno dei siti più accreditati per quanto riguarda finanza sul web. Le stime prevedono una crescita del comparto pari al 156% entro il 2020, arrivando a dominare con una quota del 63% l’intero display adv del vecchio continente. Il merito di questo sviluppo esponenziale va (anche) ai social media, driver fondamentali per la nuova fruizione dei contenuti.
NATIVE ADVERTISING, I DATI DEL SUCCESSO
Un ritmo di crescita così importante quantitativamente parlando, secondo la ricerca, è principalmente dovuto al cambiamento del comportamento dei consumatori e, in particolare, al sempre più invadente ed evidente utilizzo di smartphone e tablet per la ricerca e la visione di contenuto: PC e laptop stanno perdendo il loro monopolio come punti di accesso a Internet.
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Proprio per questo motivo, come conseguenza di questa tendenza, la maggior parte degli investimenti in native advertising sarà su mobile, con una previsione di spesa, secondo lo studio, pari a 8,8 milioni di euro in Europa entro il 2020. Quasi sei volte la cifra spesa nel 2015 (1,5 milioni).
LA PUBBLICITÀ DIGITALE PASSA DAI SOCIAL
Native advertising, mobile e social media si strizzano l’occhio a vicenda. Perché se i telefonini sono e saranno sempre di più il mezzo fisico attraverso cui accederemo ai messaggi pubblicitari, i social media faranno da tramite implicito. E’ tutta questione della giusta concatenazione di eventi: navighiamo in rete, ma navigare in rete oggi vuol dire quasi sempre collegarsi ad un social e nella maggioranza dei casi, non da Pc ma da smartphone. Va da se che telefonia mobile e mondo social sono i due terreni su cui il native advertising punta.
Entro il 2020 il native advertising sui social network toccherà quota 6,3 miliardi di euro, contro gli attuali 2 miliardi del 2015. Inoltre, gli investimenti in formati video in-stream raddoppieranno, passando dai 2,4 miliardi del 2015 ai 5,1 del 2020.
COME CAMBIA IL CONTENUTO SE CAMBIA IL MEZZO
La diffusione delle nuove tecnologie fa la differenza: una content marketing strategy non si basa sul trasformare e adattare i contenuti desktop, ma sul creare dei contenuti specifici per il mobile.
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Facebook Canvas è la prova di questo passaggio. Un formato pubblicitario capace di fare visual storytelling riunendo tutti i contenuti – video, foto, testo – in un contesto narrativo dedicato al mobile. Qui tutto è verticale, e il risultato è perfetto da sfogliare in autobus, mentre cammini in strada, quando aspetti il tuo turno dal dottore o mentre fai la spesa.
NATIVE ADVERTISING, UN SUCCESSO IN BARBA AGLI SCETTICI
“Il native – afferma Nick Hugh, Vp Emea di Yahoo – è un format estremamente efficace sui piccoli schermi e crea un’esperienza più capace di generare interazione e più contestuale”. L’interazione degli utenti con il native è dal 20% al 60% maggiore rispetto ai banner tradizionale. Probabilmente anche in virtù del fatto che è l’intera esperienza dell’utente ad essere migliorata grazie ad accorgimenti come la riduzione dell’ad-blocking. Perchè allora bisognerebbe investire in strumenti meno performanti?