Anche il Guardian passa al native advertising

In origine, fu Buzzfeed. Poi tanti altri, da The Atlantic fino al New York Times, passando per Forbes. Ora, anche uno dei più noti giornali d’inchiesta al mondo, passa al native advertising. Parliamo del Guardian, il quotidiano inglese che, per intenderci, ha rivelato al mondo lo scandalo Datagate.

La piattaforma di contenuti sponsorizzati, che si chiamerà Guardian Labs, partirà a marzo, con una partnership con Unilever che servirà da test per altri accordi futuri. L’idea, come per altri esperimenti, è quella di offrire ai brand uno spazio dove raccontare i propri valori in modo coinvolgente, andando oltre la pubblicità tradizionale.

Per farlo, il Guardian offre una squadra di 133 unità, tra creativi, strategist, giornalisti, videomaker e esperti di social media. Una novità sarà rappresentata dalla possibilità, per i lettori, di commentare gli articoli, a differenza di quanto accade per altri esperimenti, primo fra tutti quello del New York Times. Un modo, per il Guardian, di tenere fede ai suoi valori di quotidiano libero, trasparente, aperto al confronto con i propri lettori, attraverso un filtro dei commenti stringente ed efficace.

“Questo è un momento perfetto per lanciare il Guardian Labs – ha detto, presentando il progetto, Anna Watkins, managing director del giornale -. I brand, infatti, stanno cercando modi sempre più coinvolgenti per raccontarsi. La combinazione della nostra professionalità editoriale, della creatività e dell’innovazione può permetterci di offrire qualcosa di davvero diverso, che sia efficace e intrigante allo stesso tempo”.

In Italia, il primo esperimento, in questo senso, è quello di Multi Mag, un prodotto fatto interamente di sponsored content, che verrà distribuito sui siti web dei gruppi Condè Nast e Manzoni. Per intenderci, tra gli altri, Repubblica.it e Espresso.Repubblica.it. Il prodotto dovrebbe debuttare nelle prossime settimane per aprire le porte del native advertising anche nel nostro Paese.

 

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