People-based marketing: Facebook sfida Google e lancia il nuovo Atlas

Rintracciare i comportamenti di acquisto degli utenti su tutti i browser, sui dispositivi mobili e nel mondo offline. Per poi, è chiaro, consentire ai marketers di raggiungere meglio il proprio target e pubblicizzare più consapevolmente il brand. E’ questa la sfida che Facebook ha lanciato a Google con l’annuncio della nuova versione di Atlas, la piattaforma pubblicitaria che la società di Mark Zuckerberg aveva acquistato da Microsoft nel febbraio 2013.

L’annuncio arriva alla vigilia dell’Advertising Week. Per spiegare l’importanza di questo evento, riportiamo alcuni numeri: si svolge in 4 giorni, sono previsti oltre 250 eventi, 90.000 presenze, 190 tra seminari e workshop. Tra i partner della “Settimana” che si svolge a New York, e più precisamente a Manhattan, ci sono Facebook, Google, Microsoft, Yahoo!, Amazon, Adobe, The Wall Street Journal, Panasonic, GettyImages, Marketo.

Un evento, insomma, decisamente adatto per dare prova delle potenzialità della nuova versione di Atlas.

 

PEOPLE-BASED MARKETING

“Un marketing basato sulle persone”, lo chiama Erik Johnson, responsabile di Atlas. In sostanza, Facebook punta a colmare il divario che c’è tra le impression online e gli acquisti offline. Cosa che, finora, gli strumenti di Google, come AdWords o Google Shopping, non sono riusciti a fare. Ne sono un esempio i cookie – che forniscono dati interessanti per chi deve fare pubblicità online. Ma che non bastano, perché non funzionano sul mobile (che sempre di più utilizziamo). Sarebbe interessante misurare in modo più accurato i dati sul processo di acquisto effettuato su browser e dispositivi mobili o nel mondo offline. Secondo Johnson il “people-based marketing” risolverebbe questi problemi.

 

Johnson sul blog di Atlas:

 …today’s technology for ad serving and measurement – cookies – are flawed when used alone. Cookies don’t work on mobile, are becoming less accurate in demographic targeting and can’t easily or accurately measure the customer purchase funnel across browsers and devices or into the offline world. People-based marketing solves these problems.”

 

NON SOLO FACEBOOK

La promessa è decisamente allettante per chi si occupa di “online advertising”: grazie alla piattaforma, sarà possibile per i pubblicitari creare campagne mirate da veicolare su ogni sito web e non solo sul social network più famoso e popolato al mondo (come già avviene). Si coniugheranno, in sostanza, i dati personalissimi che volontariamente forniamo a Facebook (nome, cognome, sesso, preferenze sessuali, data di nascita, luogo di residenza, hobby, letture preferite e film amati) con quelli che Atlas promette di riuscire a raccogliere su quelli che sono i nostri comportamenti online (pagine visitate) e sugli acquisti che facciamo offline (basterà lasciare al checkout di un negozio la stessa e-mail che usiamo per accedere a Facebook e i nostri movimenti saranno tracciati).

 

“REAL PEOPLE. REAL RESULTS.” 

C’è fermento per capire come funziona la nuova piattaforma di pubblicità. In un  video qualcosa si riesce ad intuire. Efficace o no?

 

“A NEW PLATFORM FOR TODAY’S MARKETERS”

Un annuncio che potrebbe cambiare gli scenari futuri del web marketing e aprire una nuova stagione del modo di pensare la pubblicità e i target.

Il rischio, che per alcuni è considerato un aspetto positivo, è che – come sta avvenendo pian piano per le notizie – avremo davanti nicchie di consumatori da raggiungere chiuse nelle proprie preferenze. I navigatori saranno circondati da pubblicità delle cose che amano, che cercano, che spesso già preferiscono.

Certo, i brand avranno la possibilità di “andare a colpo sicuro”, presidiando i display e i dispositivi dei clienti affezionati con campagne pubblicitarie mirate: il nuovo prodotto della collezione, la nuova promozione, ecc. Oppure potranno provare a conquistare l’attenzione di nuovi consumatori, andando a pescare in modo mirato tra le persone che hanno sempre preferito l’azienda concorrente (potrebbe pensarlo la Samsung per i clienti Apple).

Si tratterà, forse, in molti casi di una lotta a chi ha più soldi da investire per comprare spazi, invadendo a volte anche il mercato dei più piccoli.

Ma questa, si sa, è la legge del più forte.