Tutte le ultime modifiche all’algoritmo di Facebook: cosa ci aspetta per il 2015

Si stima che, ogni giorno, circa 1.500 “storie” cercano di farsi largo nel News Feed di un utente medio di Facebook. Post, gallery e video sgomitano per guadagnare la tanto agognata visibilità sui palinsesti personali degli iscritti al social network più famoso al mondo. Quante di queste storie ottengono effettivamente un momento di gloria? Solo il 20%. All’algoritmo di Facebook spetta il compito di combattere il sovraffollamento dei contenuti premiando quelli rilevanti. Rilevanti per l’utente, rilevanti per Zuckerberg e soci. Vediamo, dunque, quali sono stati i cambiamenti dell’EdgeRank più interessanti degli ultimi mesi.

VISUAL: AUTOPLAY PER SUPERARE YOUTUBE E IMMAGINI ALLARGATE 

Questa nuova funzionalità era stata già lanciata ad aprile del 2014, ma solo verso la fine dell’anno anche i non addetti ai lavori hanno avuto modo di capire il vero valore dell’autoplay. In vista degli annunci video pubblicitari, Facebook ha introdotto l’avvio automatico dei video presenti sulla propria piattaforma. L’autoplay può essere anche disattivato, ma come ben sappiamo tutte le opzioni che vengono settate di default da Facebook entrano nell’utilizzo comune della maggior parte degli utenti. È la cosiddetta logica dell’opt-in, per cui è molto più probabile che un utente subisca passivamente le impostazioni standardizzate piuttosto che modificarle a proprio piacimento. Acquiescenza tecnologica, nulla di più. Lo stesso identico motivo per cui la stragrande maggioranza degli utenti non ordina più il proprio News Feed sulla base dell’ordine cronologico inverso (Più recenti) bensì utilizza i criteri stabiliti dall’EdgeRank (Notizie principali).
Ebbene, verso la fine del 2014 Facebook ha scoperto le carte: l’obiettivo dell’autoplay era quello di gonfiare a dismisure le statistiche video sulla propria piattaforma e superare YouTube, l’ex re dei video online. Dati comScore alla mano, a ottobre, Facebook avrebbe accumulato un miliardo di visualizzazioni in più della piattaforma video di proprietà di Google.


In casa di Facebook, comanda Facebook. Una semplice impostazione aggiuntiva come quella dell’autoplay ha permesso a un social network come Facebook – che in origine nacque come text-based – di scavalcare l’ambiente digitale che più di tutti incarna il visual, ovvero YouTube. Il fine ultimo? Aumentare il proprio valore di mercato, potendo offrire agli inserzionisti campagne di video advertising che genereranno molto traffico.
Alla strategia dell’autoplay si aggiunge un’altra variabile visual da non sottovalutare: la grandezza delle immagini. In una società che ragiona per immagini – Instagram docet – il modo migliore per incentivare la fruizione degli utenti è quello di offrire fotografie e fermi immagine che occupino l’intera larghezza del News Feed. L’occhio viene catturato più facilmente e l’utente non viene annoiato o appesantito da contenuti meramente testuali.

GESTIONE DEI CONTENUTI: ADVERTISING E RILEVANZA

Per quanto le stime di crescita di Facebook siano al ribasso, Menlo Park continua a colonizzare nuove zone del mondo. Cresce il numero degli iscritti, aumenta il numero dei post generati, si perfeziona la capacità di Facebook di segmentare il pubblico per pubblicità micro-targhettizzate. Uno dei segni più tangibili del pressing dei post sponsorizzati è rintracciabile nella navigazione da mobile. Come risaputo, il News Feed che compare sul vostro smartphone è differente da quello che compare sul vostro dispositivo fisso. Sul mobile, i post vengono offerti non solo con maggiore insistenza, ma anche in un formato grafico differente: come mostrato nell’immagine sottostante, in base ai vostri interessi (esempio: web marketing e droni), i post sponsorizzati possono essere letti anche in orizzontale oltre che in verticale.

E per i post non a pagamento? L’EdgeRank prosegue nella politica di premiare i contenuti percepiti come rilevanti per l’utente. L’unica differenza rispetto al passato pare essere la predominanza del timing rispetto agli altri criteri di ranking dei post. Difatti, anche dopo averli letti numerose volte, molti post continuano a risalire la vetta del News Feed se Facebook rileva che vi sono state nuove interazioni e se il tema, dunque, infiamma ancora la discussione. Per quanto non esistano dati ufficiali che sanciscano il differente peso dei diversi tipi di interazione (like, share, comment, click etc.), ad avere un peso specifico più rilevante paiono essere i commenti. Sono proprio questi a ridare linfa vitale, spesso, a post vecchi addirittura di giorni. A facilitare la visibilità dei post è anche il target prescelto: se un utente scrive uno status e lo veicola in modalità “Pubblico“, Facebook tende a premiare la rinuncia a questa porzione di privacy aumentandone la visibilità.

UNA PROSPETTIVA PER QUESTO 2015

Qualunque analisi social che si rispetti, oltre a riportare il semplice fatto di cronaca dovrebbe fornire anche una prospettiva per il futuro. Troppo facile dire solo cos’è accaduto e cosa sta accadendo: la sfida è provare a indicare cosa accadrà. Ebbene, di recente Google ha siglato una partnership con Twitter. Dall’accordo si evince che Big G, a breve, inserirà i tweet tra le SERP del proprio motore di ricerca. Questo dovrebbe incentivare il grande ritorno della real-time search. A spartirsi la torta delle ricerche in tempo reale saranno verosimilmente Google Plus e Twitter, gli unici eletti da Google per ottenere un traffico non quantificabile grazie alla propria presenza sulla prima pagina del motore di ricerca.

Indovinate chi potrebbe restare fuori dalla partita? Esatto, i post di Facebook. Nel futuro distopico di Zuckerberg potrebbe esserci un motore di ricerca che assimila e organizza segnali social da più piattaforme. Tagliando fuori Facebook e negandogli una porzione inimmaginabile di traffico dai motori di ricerca. Menlo Park è sempre stata restia a stringere buoni rapporti di vicinato con Mountain View. E allo scherzetto dell’autoplay dei video che ha permesso a Facebook di superare YouTube, Google potrebbe rispondere così. Negando traffico organico al solo Facebook.

Per saperne di più: chi ci guadagna dall’accordo Google-Twitter