Accordo Google-Twitter: i tweet compariranno nelle SERP del motore di ricerca
Digiti una parola chiave nel motore di ricerca di Google, scorri i risultati di ricerca e, boom, trovi un tweet specifico che contiene quella keyword. Strano ma vero, questo è lo scenario che vi presenterà entro poco tempo. Merito della partnership tra Twitter e Google, ufficializzata a inizio febbraio, che porterà nelle SERP di Big G (Search Engine Result Page, i singoli risultati di ricerca per intenderci) i 140 caratteri più famosi del mondo.
Un accordo simile era stato tentato già nel 2009 e nel 2011, ma l’allora COO (Chief Operating Officer) di Twitter, Ali Rowghani, aveva fatto saltare la partnership. Stavolta è diverso: gli ingegneri di ambo le aziende stanno lavorando insieme per capire come implementare la strategia a livello informatico. In ballo c’è una porzione rilevante di Big Data e l’intervento tecnico si prospetta di proporzioni epocali.
Visto che stiamo parlando di Google e Twitter, e non degli ultimi arrivati, è evidente che ambo le realtà avranno guadagni enormi da questo tipo di partnership. Cerchiamo dunque di capire nel dettaglio il tipo di ritorno economico che si prospetta per i due colossi digitali.
PERFEZIONARE L’ALGORITMO DI GOOGLE, AUMENTARE IL TRAFFICO SU TWITTER
Google, come sappiamo, basa la sua posizione monopolistica sulla capacità del proprio algoritmo di automigliorarsi al crescere delle informazioni in rete. Quando Yahoo dominava il mercato dei motori di ricerca ma compilava su base umana le web directory, da Mountain View arrivò l’idea di un algoritmo che avrebbe funzionato solo su base informatica. Non dovendo più tenere conto dei limiti umani, la smisurata quantità di dati presenti in rete smise di essere una preoccupazione e iniziò ad essere vista, invece, come una risorsa. Il ragionamento, in linea teoria, fu semplice e geniale: al crescere dei dati sarebbe aumentato il grado di perfezionamento del PageRank. Con più segnali inviati dalla rete, volti a valutare la qualità dei contenuti pubblicati, l’algoritmo avrebbe avuto via via la possibilità di affinare il proprio giudizio informatico e dare una valutazione più realistica e pertinente circa il valore dei contenuti stessi.
Ora che lo spider di Mountain View avrà la possibilità di scavare nel database di Twitter, la mole di dati a disposizione di Google aumenterà in modo sproporzionato. Parliamo di oltre 2.000 tweet pubblicati ogni secondo. E come sappiamo, Twitter riveste una funzione chiava nel campo della circolazione delle informazioni, tanto da essere considerato più un informative network che non un social network. Immaginate quindi come questo concetto potrebbe tradursi nella realtà: state effettuando una ricerca su un fatto di cronaca recente e, dopo aver trovato i soliti 2-3 risultati su Google News, la prima pagina del motore di ricerca potrebbe restituirvi per direttissima il tweet del giornalista che, per primo, ha dato la notizia nel mondo. Non male, eh? Il PageRank ringrazia, la sete d’informazione degli utenti pure.
Twitter, dalla sua, avrà un guadagno semplice ma fondamentale: maggiore traffico, a tutto vantaggio di investitori e advertiser. Twitter, soprattutto in Italia, non ha mai potuto fare grande affidamento su una massa critica di utenti cui mostrare le inserzioni. Vuoi perché l’algoritmo della Timeline (l’equivale cinguettante del News Feed di Facebook) non ordina i messaggi sulla base della loro rilevanza ma seguendo un ordine cronologico inverso. Vuoi perché l’investimento in Twitter Ads spesso non porta grandi ritorni economici ai pubblicitari. Per questo, “regalare” il proprio database a Google significherà, sì, dare una bella spinta in avanti al suo algoritmo, ma significherà soprattutto avere un tipo di traffico completamente nuovo: quello organico, proveniente dalle ricerche degli utenti in giro per il mondo.
Alla scoperta di questa notizia, molti utenti hanno ingenuamente risposto: «Ehi, ma aspetta un attimo, a me sembra di aver già visto qualche volta Twitter tra i risultati di ricerca di Google». Ebbene, questo è probabile, ma solo se per “Twitter” si intendono i profili Twitter o gli aggregatori automatici di tweet (come Inagist). Lo spider di Google non ha mai potuto scavare dentro Twitter, così come non può scavare dentro Facebook: i dati interni sono sempre stata proprietà riservata delle piattaforme ospitanti. Per questo è sempre stato possibile visualizzare i link diretti ai deck degli utenti Twitter tra le SERP, perché si trattava di un livello superficiale di ricerca consentito allo spider di Google. Più in fondo non si poteva scavare, così nei post di Facebook come nei messaggi di Twitter.
O almeno, così è stato fin ad ora. A breve, infatti, Big G riceverà segnali social non solo dal suo caro Google+ ma anche da Twitter. SEO di tutto il mondo siete avvisati: occhio alle keyword che utilizzerete nei vostri messaggi in 140 caratteri. L’indicizzazione dei contenuti passerà anche per i tweet.