L’età d’oro dei video in streaming: Facebook e Repubblica.it

di Francesco Marino

“Stiamo entrando in una nuova età dell’oro per i video online”. E se lo dice Mark Zuckerberg, vestito nella consueta t-shirt d’ordinanza in diretta dal quartier generale di Facebook, c’è da crederci. La scorsa settimana, da Palo Alto, è arrivata la notizia di una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda i video in streaming, destinati a diventare uno degli strumenti più importanti del social network.

Ecco, sempre la scorsa settimana – il 6 aprile per la precisione -, Repubblica ha celebrato questo giorno di novità con un Live Day. Ventiquattro ore di dirette su Facebook, dall’introduzione del direttore fino al backstage con Laura Pausini e Paola Cortellesi, la diretta dall’Aquila per il settimo anniversario del terremoto e Aldo, Giovanni e Giacomo al Forum di Assago.

Una giornata particolare?

No, perché l’appuntamento, promettono – una promessa finora mantenuta – da Via Cristoforo Colombo, sarà pressoché fisso: 10-20 dirette al giorno su tutte le pagine Facebook di Repubblica. it e dei giornali locali del gruppo Espresso.

Mario Calabresi presenta Repubblica su Facebook Live

Pubblicato da la Repubblica su Mercoledì 6 aprile 2016

Mario Calabresi, nuovo direttore dopo le dimissioni di Ezio Mauro, non è nuovo a innovazioni di questo tipo. Era stato il primo, ai tempi de La Stampa, a portare gli Instant Articles in Italia. “L’editoria italiana non deve pensare a Google e Facebook come a dei nemici: basta credere che quello che mettiamo sui social cannibalizza i siti web”, aveva detto alla scorsa edizione del Festival del Giornalismo di Perugia.

Quello che sta facendo Calabresi è molto semplice: rafforzare il brand di Repubblica, andando lì dove la gente sta, vive, comunica (circa 23 milioni di utenti al mese in Italia, che ci trascorrono in media 740 minuti ogni 30 giorni).

Repubblica non è – e non sarà mai – solo un giornale. È un modo di pensare, di vedere il mondo. Che, negli ultimi anni, ha accusato l’urto del renzismo, disperdendo parte dell’identità che lo aveva contraddistinto nel periodo delle 10 domande a Berlusconi del compianto Giuseppe D’Avanzo.

L’identità, insomma, va alimentata. Ma i lettori di quotidiani rappresentano persone che, nel 76% dei casi (dati Audipress), appartengono a una fascia di età dai 35 anni in su. Gli under 35, un pubblico a cui le testate devono forzatamente guardare, sta su Internet e in particolare su Facebook (secondo l’ultimo rapporto Comscore supera nel tempo speso di almeno 2,5 volte i suoi competitor).

E gli vanno proposti argomenti vari, che vanno dalla musica all’approfondimento, fino allo spettacolo. Un cambiamento che si riflette anche sul quotidiano cartaceo. Guardate la prima pagina del  7 aprile. La politica, rispetto alla tradizione del giornale, occupa una posizione marginale.

Quindi tutti felici e contenti su Facebook? C’è un rischio. Un rischio per cui dobbiamo tornare ai dati citati sopra. In media, in Italia, un utente trascorre 740 minuti al mese su Facebook, il 93% del tempo passato dall’utenza italiana sui social network. La strategia di Zuckerberg, dopo gli Instant Articles e i costanti aggiornamenti sui video, è chiara.

Questo numero deve aumentare: nessuno deve sentire il bisogno di uscire da Facebook.

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