Quali sono gli orari migliori per postare su Twitter?

Informare senza annoiare. Pubblicare senza insistere. Promuovere senza disturbare. Sono fondamentalmente questi i capisaldi di una sana attività di promozione sulla piattaforma di microblogging più famosa al mondo. Il sogno e al contempo l’incubo di qualunque Social Media Manager. Come fare per intercettare i followers esattamente nel momento in cui sono online? Esiste un numero massimo di tweet al giorno? In un mix fruttuoso di statistica e logica, l’articolo riuscirà a darvi tutte le risposte.

AVERAGE ENGAGEMENT RATE 

Circa un anno fa Social Bakers ha preso in considerazione 11.000 tweet provenienti da alcuni top brand concludendo che l’ideale per le aziende fossero 3 tweet giornalieri. Così poco? Com’è possibile? Vediamo come sono giunti a questa conclusione. Social Bakers ha tenuto unicamente conto del seguente dato: l’average engagement rate, per cui si sommano tutti i commenti, i preferiti e i retweet dei vari messaggi proposti nell’arco di una giornata e si divide il totale ottenuto per il numero degli stessi tweet pubblicati. Si ottiene, così, la media dell’engagement ottenuto da ogni singolo tweet. E come si evince dal grafico, il picco massimo si ottiene entro i 3 tweet. Dopodiché, l’engagement medio cala.

Tuttavia, il titolo della ricerca è risultato essere ingannevole. Il grafico non indicava che le aziende dovessero davvero twittare solo 3 volte al giorno, ma semplicemente che – statistiche alla mano – dopo il terzo tweet l’engagement calasse. In realtà alla maggior parte delle aziende interessa un dato molto più semplice, quello relativo al coinvolgimento totale giornaliero che si ottiene semplicemente moltiplicando i tweet per l’engagement ottenuto da ognuno di essi. Anche qui, però, non bisogna lasciarsi prendere dall’euforia del momento, perché si corre il rischio di accettare l’altrettanto ingannevole assunto secondo cui più tweet si pubblicano, maggiori saranno le probabilità di aumentare l’engagement complessivo a fine giornata.

PESCI PICCOLI E PESCI GRANDI

Più tweet = più interazioni. Questa equazione non è un assoluto e vale esclusivamente per le multinazionali che hanno verosimilmente molto da comunicare e, soprattutto, un’audience talmente fedele da “reggere” il peso di 20, 30 o addirittura 50 tweet giornalieri – magari cadenzati a ritmi regolari di uno ogni 15-20 minuti. Come mostra un’altra statistica di Track Social (riportata qui sotto), l’engagement dei big player cinguettanti può avere ritmi esponenziali di crescita pressoché illimitati: rich get richer and engaged get more engaged. Senza contare che un profilo Twitter che fa dell‘ascolto un suo punto di forza, si trova nell’arco della stessa giornata a dover rispondere ad una mole sterminata di utenti, facendo così impennare il numero di messaggi quotidiani. La quadra si trova proprio in questo in questo mix efficace di content promotion e feedback martellante.

Fate un esperimento: provate a dire al New York Times che sta “twittando troppo”. Il giorno dopo pubblicherà un messaggio in più rispetto alla media, e saranno 50 nuove interazioni. Il giorno dopo ancora pubblicherà due messaggi in più rispetto alla media, e saranno 100 nuove interazioni. A questi livelli di awareness e loyalty – immaginate profili da centinaia di migliaia di followers – il concetto stesso di “tetto massimo” non ha alcuna ragion d’essere.

Dunque, nelle parole di Alexandra Skey di Spokal, «le piccole aziende fanno bene a mantenere la regola dei 5 tweet al giorno», sia perché si presuppone che proprio a livello di tempistiche il Social Media Manager di turno – che nella maggior parte dei casi gestisce più account – non abbia la possibilità di proporre 20 nuovi tweet ogni giorno, sia perché il pubblico meno fidelizzato potrebbe leggere con una vena di invadenza ed eccessiva autoreferenzialità quella mole quotidiana di messaggi. Traduzione: se gestite l’account Twitter di una piccola azienda che ha solo 100 followers, e verosimilmente questi seguaci hanno a loro volta pochi following (cioè pochi utenti che quotidianamente alimentano la loro TimeLine, rendendola poco dinamica), ogni singolo nuovo messaggio avrà un peso percepito completamente diverso rispetto al tweet inviato dalla Coca-Cola. Perché rischiare un defollowing quando potete semplicemente dosare i tweet in base all’ampiezza del vostro business?

FOLLOWERWONK

A questo punto del ragionamento avete scoperto quanto postare, ma non quando postare. Gestite il profilo Twitter di un pesce piccolo e avete dunque 5 tweet giornalieri da spendere al meglio. Quando pubblicarli? Solitamente l’errore più comune è cercare risposte miracolose su Google. Alcuni articoli vi suggeriranno gli orari migliori per postare su Twitter nel mondo e altri invece vi suggeriranno gli orari migliori per postare su Twitter nel vostro paese di riferimento. Entrambi i dati saranno per voi inutilizzabili, semplicemente perché il vostro manipolo di followers sarà molto difficilmente rappresentativo del vostro paese o dell’intera utenza mondiale di Twitter. Traduzione: gli orari che valgono per quegli utenti non varranno necessariamente per i vostri followers.

Quindi, come fare? Ci vuole ovviamente uno strumento ad aziendam. E qui interviene un magico strumento di Followerwonk che vi darà tutta una serie di informazioni utilissime sui vostri followers: quanti uomini e quante donne vi seguono; dove sono geolocalizzati; qual è il loro grado di influenza. E, soprattutto, rullo di tamburi… a che ora si connettono. Bingo. Trovate i 5 orari più gettonati dalla vostra schiera di seguaci e intercettateli per tempo. Aumenterete le possibilità di ricevere interazioni e di farvi conoscere gradualmente da sempre più utenti.

RICAPITOLANDO

► Dopo il 3° tweet giornaliero l’average engagement rate diminuisce

► Tra i 5 e i 10 tweet al giorno per le piccole aziende

► Tra i 20 a i 50 tweet al giorno per le grandi aziende

► Usare Followerwonk per scovare gli orari migliori