Facebook NewsFeed: un anno di cambiamenti

È passato tanto tempo da quel 5 settembre 2006, giorno in cui il NewsFeed fu lanciato ufficialmente. Furono giorni caotici, perché gli utenti passarono per la prima volta dal modello statico delle bacheche in stile MySpace a quello dinamico della Homepage. Per la prima volta nella storia del social networking, gli utenti divenivano lettori di un quotidiano online in cui le notizie erano rappresentate da tutte le attività di amici, parenti e conoscenti. Interazioni, status, relazioni in crisi. Non era più l’utente a dover scavare tra i wall degli amici: erano le vite degli utenti a essere sbattute automaticamente in prima pagina in questa narrazione continua.

Ma Facebook è andato avanti, e al crescere della sua diffusione capillare nella società due spinte contrastanti hanno preteso miglioramenti da Menlo Park. Gli utenti, da un lato, che volevano visualizzare i contenuti rilevanti scremati dal chiacchiericcio di fondo. Le aziende, dall’altro, che volevano valorizzare i propri contenuti di qualità a tutto svantaggio dei pesci piccoli. E la creatura di Mark Zuckerberg, pressata da utenti semplici e advertiser, ha dovuto sovente ripensare il suo cavallo di battaglia: l’EdgeRank, l’algoritmo che regola la visibilità dei contenuti.

Il 2014 è stato un anno assai movimentato per Menlo Park. Mai come in questi mesi il social network più famoso al mondo ha dovuto continuamente perfezionare il suo EdgeRank. Per questo, vogliamo proporvi una rassegna delle fasi fondamentali che hanno caratterizzato l’evoluzione di Facebook.

GENNAIO – STATUS UPDATE

Durante i nostri test abbiamo scoperto che quando le persone vedono più post testuali, a loro volta scrivono più aggiornamenti di stato.

Nonostante Facebook abbia minacciato differenziazioni in termini di reach tra status update di profili personali e status update di pagine, la verità è che dall’inizio dell’anno in poi i contenuti solamente testuali sono stati premiati su ambo i fronti. Crollata la portata dei link, fagocitata dall’incremento di visibilità dei pesci grandi (pagine con centinaia di migliaia di likes), gli admin di pagine minoritarie hanno potuto giovare quantomeno di questa scialuppa di salvataggio.

Per un approfondimento: La portata della vostra pagina Facebook è crollata? 

APRILE – AUTOPLAY, FOTO E POST SPONSORIZZATI

In vista degli annunci video pubblicitari, Facebook ha introdotto l’autoplay automatico. Semplicemente scorrendo il NewsFeed e “inciampando” nel video, questi si avviavano in automatico. L’opzione ha destato non poco malumore, fin quando gli utenti hanno scoperto che attraverso una semplice spunta l’autoplay poteva essere disattivato.

Restando in tema di materiale non testuale, anche le foto hanno subito una modifica. A cambiare non è stata la loro rilevanza – cioè la probabilità che comparissero di più o di meno nel NewsFeed -, bensì la loro grandezza. Essendo il web sempre più direzionato verso il mondo visual, Facebook ha deciso di estendere l’ampiezza delle immagini a tutto il riquadro disponibile della Home.

Infine, con la chimera dei «contenuti di alta qualità», Facebook ha sdoganato una quantità ingente di sponsored post. L’invasione dei contenuti sponsorizzati si è avvertita in particolare nella navigazione da dispositivo mobile, dato che il NewsFeed del Mobile ha subito un incremento di materiale pubblicitario più rilevante del NewsFeed da dispositivo fisso. 

AGOSTO – CLICK-BAITING

Che Facebook sia popolato anche di contenuti spazzatura è un assunto universalmente riconosciuto. Ma non è di gattini o di bufale online che stiamo parlando. Quello su cui si è posato lo sguardo severo di Facebook è stato, in questo caso, il fenomeno del click-baiting. Il meccanismo acchiappa-click non ha a che fare tanto con la qualità del contenuto proposto, quanto con la natura del lancio ingannevole proposto agli utenti proprio per far conoscere questo contenuto. Formule allusive e mai esplicite come “Non indovinerai mai cos’è successo” o ancora “Clicca qui per scoprire di chi stiamo parlando” hanno fatto la fortuna di molte pagine. L’intento è evidente: invogliare gli utenti al click non tanto in virtù della qualità del materiale offerto (che, appunto, è abilmente nascosto) quanto in virtù della curiosità instillatagli dal lancio furbesco.

Facebook ha deciso di salire in cattedra, provando a distinguere – passateci l’espressione – tra click naturali e click artefatti Rapportando il numero dei click alle interazioni generate dal post e valutando il tempo speso dall’utente sul contenuto prima di tornare sul social network, Facebook ha iniziato a penalizzare questi contenuti acchiappa-click. Un post viene cliccato moltissimo ma non genera alcun feedback? O peggio, gli utenti cliccano in massa e tornano instant sul social network? È probabile che non siano stati in alcun modo soddisfatti dal contenuto proposto, e questo perché la loro aspettativa è stata distorta dal lancio ingannevole. Facebook ha affermato di voler penalizzare soprattutto i post con foto, che sono quelli che meglio si prestano a questa logica. Il perché è presto detto: il lancio offre l’assist per generare curiosità, ma l’immagine ha la funzione fondamentale di fornire il contesto della notizia (uno scenario specifico, il volto di un personaggio famoso etc.).

Per un approfondimento: Facebook, è guerra al click-baiting

SETTEMBRE – TIMING

L’obiettivo della sezione Notizie è mostrare a tutti gli iscritti a Facebook i contenuti giusti al momento giusto.

Dopo aver cambiato il modo in cui vengono aperti i video, la grandezza delle immagini, il peso di post sponsorizzati e testuali, Facebook ha voluto mettere mano ad un altro fattore vitale nella determinazione della rilevanza di un contenuto: il timing. Fin ad ora, la vulgata voleva che – a parità di interazioni e di rilevanza della pagina – un contenuto avesse una vita di circa 3 ore. Questo tipo di impostazione non teneva conto dell’argomento trattato. Un contenuto evergreen, atemporale, aveva la stessa rilevanza di una breaking news. Per questo Facebook è intervenuto in questa direzione, cercando di valutare la pregnanza temporale di un post in base a due fattori: il suo allineamento ai Trending Topic di Facebook; il tempo delle interazioni (ovvero, per esempio, quando i commenti sono stati postati, più che quanti commenti sono stati postati).