Perché Il social media manager dell’Unicef è diventato ‘famoso’

Una pioggia di hater sui profili delle Ong. Questo uno dei risultati delle esternazioni del Procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro su presunti rapporti tra ONG e organizzazioni criminali dedite al traffico di migranti, riprese dal Vice Presidente della Camera Luigi Di Maio che ha ripreso e fatto sua l’espressione “taxi per migranti”. Sono piovuti insulti e insinuazioni infamanti anche contro le più accreditate e non toccate dall’indagine come l’Unicef.

Il tweet che ha fatto scatenare gli utenti recitava: “Rispetto per chi soccorre, rispetto per chi soffre, rispetto per chi muore, nessun rispetto per chi infanga”, al quale era allegata la foto di due persone che soccorrono una piccola bambina.

Il diluvio di improperi, però, ha dato l’opportunità al social media manager dell’Unicef di sfoderare tutte le sue doti diplomatiche nel replicare alle velate accuse degli utenti.  Senza mai trascendere ma anche senza cedere un centimetro, ha risposto punto su punto con dati non confutabili quanti hanno imputato all’Unicef ogni tipo di male e velleità affaristica nel soccorso portato a quanti decidono di attraversare il Mediterraneo per arrivare in Europa. A quanti accusano l’Unicef di pagare i volontari che prestano servizio sotto la loro bandiera ricorda, lapalissianamente, che è più che giusto pagare il lavoro. Ancora di più se i fondi destinati ai pagamenti sono comunicati in maniera trasparente come succede per le Nazioni Unite.

L’apice si è toccato quando uno degli utenti ha chiesto al social media manager di “rivelare” il suo nome e cognome, forse per poter spostare gli insulti dal piano lavorativo a quello personale, come nella migliore delle tradizioni degli haters.

Il ping pong di insulti e risposte va avanti dal 28 aprile e non ha ancora chiuso i battenti. Di certo la reputazione dell’Unicef con un social manager del genere, celebrato dalla stampa e da Twitter con l’hashtag #Eroe, non ha nulla da temere.


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