Moleskine racconta le città: che cos’è The Towner

Il taccuino virtuale del flâneur contemporaneo: uno sguardo al magazine tutto long form e storie

di Francesco Marino

Ernest Hemingway è seduto in un caffè parigino, uno di quelli con i tavolini e le sedie fuori, iconici. Guarda la città, la sua frenesia, la vita di tante persone che si fonde in un unico movimento. Prende appunti sulla sua Moleskine.

Ecco, sulla Moleskine. Il leggendario taccuino di artisti e intellettuali racconta questa storia – e tante altre simili, con protagonisti come Pablo Picasso o Oscar Wilde – da quando, nel 1997, la Modo & Modo Spa, una piccola società con sede a Milano, decide di riportare in vita questo piccolo quaderno per gli appunti.

THE TOWNER, MOLESKINE RACCONTA IL SUO MONDO

Moleskine significa cultura, significa osservare il mondo, le città, e coglierne le sfumature, le storie da raccontare. Ed è proprio questo l’obiettivo di The Towner, la rivista online fondata proprio da Moleskine a febbraio 2016.

Si tratta di un interessante esperimento di brand journalism. Ogni settimana, la redazione pubblica un articolo long form corredato da un’illustrazione originale, oltre a una serie di contenuti prodotti dalla redazione. Il magazine è poi presente anche su Facebook e Twitter che, per ora, hanno la semplice funzione di rilanciare gli articoli.

Un tour nella banlieue parigina alla ricerca di quei posti talmente brutti da risultare quasi belli.

Pubblicato da The Towner Italia su Martedì 20 settembre 2016

“The Towner – si legge nel comunicato di presentazione – sarà il taccuino virtuale del flâneur contemporaneo e lo sketchbook dell’illustratore. Sia gli articoli che l’apparato di immagini svolgeranno il tema della città nelle sue diverse declinazioni, dal reportage al personal essay, dall’intervista al racconto, dalla curiosità alle leggende urbane e i miti di quartiere”.

COME FUNZIONA THE TOWNER

The Towner funziona, quindi, come una vera e propria rivista online. Il nome di Moleskine, all’interno dei contenuti prodotti dalla redazione, non viene mai menzionato. Ci sono dei riferimenti all’interno del sito, ma quello che il magazine vuole portare avanti è il racconto del brand.

I contenuti sono soprattutto approfondimenti che sfruttano a pieno le potenzialità del long form. Sulla scia di una tendenza inaugurata da Vice e seguita in Italia da riviste come Prismo Mag e L’Ultimo Uomo, gli articoli lunghi, illustrati, sono qui una forma di osservazione delle sfumature della realtà. Si può parlare della vita alla Normale di Pisa, del più famoso fantasma di Roma: ciò che conta è la forma e il modo di guardare alla realtà.

“La città – ha detto la co-fondatrice di Moleskine Maria Sebregondi ad Andrea Contino – è da sempre stata grande fonte di ispirazione per noi. E di sicuro ci piace l’idea di articoli lunghi, per una lettura distesa di profondità. Osservare la città, approfondire, vedere le cose dall’alto: beni preziosi per le nostre menti appesantite dall’obesità informativa. Questo vale soprattutto per i knowledge workers super digitali, il nostro pubblico naturale, per cui è particolarmente importante saper staccare ogni tanto, per avere visione strategica di insieme”.

THE TOWNER E IL BRAND JOURNALISM

Nella presentazione, Moleskine parla di The Towner come “un nuovo esperimento nel panorama dell’editoria digital“. Questo è vero fino a un certo punto. Il brand journalism esiste da tempo e chi legge queste pagine lo sa. Raccontarsi usando stili e linguaggi giornalistici è ormai quasi una prassi, viste le tante esperienze simili a cui, anche in Italia, abbiamo assistito nel corso degli ultimi anni.

Ciò che è certo, tuttavia, è che si tratta di un esperimento positivo, oltre che nella sua effettiva realizzazione, anche nella concezione della storia da raccontare.

Che Moleskine quella storia ce l’abbia, è innegabile. The Towner è in grado di raccontarla.