“Il futuro dei contenuti online? Le persone”
di Ludovica Angelini
“Esseri umani che parlano ad altri esseri umani: è questa la sfida per i contenuti online del futuro”. A dirlo è Seth Godin, padrino del marketing moderno, che, in un’intervista rilasciata al magazine specializzato Contently, traccia la strada per il content marketing.
Il minimo comune denominatore è uno: la passione di chi crea contenuti.
“Quello di cui le aziende hanno bisogno sono content editor davvero appassionati dell’argomento di cui stanno parlando”, ha spiegato il guru statunitense.
Secondo Godin, su Internet siamo ormai sottoposti a continue mode e tendenze che cambiano alla velocità della luce. “Il content marketing è una di queste e ormai l’utente è troppo intelligente per cadere nella trappola. Il contenuto deve essere al centro. Le aziende dovrebbero quindi iniziare ad assumere editor interessati a ciò che realmente scrivono per le persone”.
SCRIVERE CONTENUTI CHE QUALCUNO VUOLE LEGGERE
“I contenuti si dividono in due macro categorie: quelli che si vogliono leggere e quelli che non leggeranno mai – spiega ancora Seth Godin -. Se non mi si mette davanti un contenuto bello e che vorrei leggere, non mi interessa sapere quanto hai pagato, semplicemente non mi stai rendendo felice.
La soluzione è una: “scrivi come parli”. Solo così, stabilendo una relazione con il destinatario, è possibile creare fiducia e, di conseguenza, garantire un valore.
COINVOLGIMENTO: LA PAROLA CHIAVE PER CONTENUTI INTERESSANTI
La tesi fondamentale del content marketing – e del brand journalism – è da sempre quella di non creare mera pubblicità.
“Bisogna lasciarsi andare nel realizzare contenuti che davvero appassionino e coinvolgano chi li scrive, perché solo così si può stabilire un rapporto di fiducia con le persone. Per fare questo, sono gli editor che devono avere un ruolo centrale anche in fase di definizione della strategia”.
EVERY COMPANY IS A MEDIA COMPANY
“Come possiamo essere interessanti per l’utente?”
È questo quello che ogni azienda dovrebbe chiedersi. “Avere un approccio incentrato su contenuti di reale valore comporta cambiamenti anche nella definizione della strategia. La cosa più importante è, prima di tutto, creare una divisione editoriale e, poi, separarla – anche fisicamente – dal resto dell’azienda. I manager, infatti, tendono troppo spesso a imporre limitazioni dettate esclusivamente dalla prudenza”.
“Every company is a media company” è un vecchio adagio del marketing 2.0. Seth Godin porta il concetto su livelli ancora più avanzati. “Bisogna ragionare come se si stesse producendo un giornale o uno show Tv. La divisione editoriale deve semplicemente avere delle metriche e degli obiettivi da raggiungere – magari che vadano oltre la semplice pagina vista – deve essere lasciata libera di stabilire un rapporto di fiducia con i destinatari del messaggio”.
Un’evoluzione, questa, che dovrebbe valere per tutti. “Come mai un’azienda come la Gillette non inizia a buttare un occhio a grandi magazine online come GQ? – si chiede il guru americano – Semplicemente perché non guardano oltre la loro immagine, già consolidata. Il loro obiettivo dovrebbe essere quello di ribaltare questa mentalità stantia in favore di un nuovo approccio ai contenuti online”.