Google+, la chiusura è vicina. Ecco come salvare i dati
Il 2 aprile 2019, Google+ chiuderà i battenti, con quattro mesi di anticipo rispetto alle previsioni iniziali. Le falle nella sicurezza e la scarsa popolarità del social network di Google hanno portato Big G a prendere questa decisione.
Se la versione consumer Google+ chiuderà tra un mese, i profili aziendali potranno continuare a usare la piattaforma: i clienti G Suite, infatti, potranno utilizzare l’account anche in futuro, anche se non è ancora chiaro con quali modalità. Google ha promesso di offrire nuove funzionalità e un nuovo look. Intanto Google ha diffuso una breve guida per scaricare e salvare i contenuti prima del 2 aprile.
COME SCARICARE I DATI
“La versione consumer di Google+ non sarà più disponibile dal 2 aprile 2019. Nessun altro prodotto Google (come Gmail, Google Foto, Google Drive) verrà disattivato come parte della chiusura della versione consumer di Google+”. È quanto si legge nella Guida di Google+ per esportare e scaricare i dati Google+, tra cui Cerchie, Community, Stream e +1 di Google+. A disposizione degli utenti anche una serie di risposte a Domande frequenti sulla chiusura di Google+.
Chi possiede una community Google+ o ne gestisce la moderazione, può scaricare e salvare i dati, senza il rischio di perdere traccia delle proprie azioni sul social. A partire dai primi di marzo 2019 sarà possibile scaricare ulteriori dati, tra cui l’autore, il testo e le foto di tutti i post delle community pubbliche.
Sarà possibile scaricare un archivio contenente tutti i dati Google+ contemporaneamente. Ecco alcune indicazioni per chi è interessato a recuperare i propri contenuti o quelli di una Pagina Google+ prima della chiusura:
- Visita la pagina Scarica i tuoi dati. Potresti dover effettuare l’accesso
- Deseleziona le informazioni di Google+ che non vuoi includere nel download
- Fai clic su Avanti
- Scegli un tipo di file
- Scegli come vuoi ricevere i dati
- Fai clic su Crea archivio
Gli utenti, con un procedimento simile, possono scaricare anche solo specifici dati Google+, ad esempio foto, eventi o post personali.
LE TAPPE DELLA CHIUSURA
A preoccupare più di tutto Mountain View sono state le violazioni della sicurezza. Nell’ottobre del 2018, una falla nelle API (Application Programming Interface) di Google+ ha permesso a sviluppatori di terze parti di accedere ai dati di circa 500.000 account. Dopo le rivelazioni del Wall Street Journal, Google ha confermato la fuga di dati che avrebbe interessato fino a 438 diverse applicazioni, ammettendo però di non essere certa del tipo di violazioni perché i registri dell’utilizzo dell’API da parte degli sviluppatori sono stati conservati solo per due settimane.
Per correre ai ripari e risolvere i problemi legati alla privacy dei dati, è stata avviata un’indagine interna, il Project Strobe. L’iniziativa ha confermato le vulnerabilità relative all’accesso degli sviluppatori di terze parti agli account Google. Dopo la falla che all’inizio di novembre 2018 ha esposto i dati sensibili di 52,5 milioni di utenti di Google a potenziali violazioni per sei giorni, la chiusura di Google Plus, inizialmente prevista per agosto 2019 è stata anticipata ad inizio aprile.
Gli utenti con un account consumer Google+ personale o che gestiscono una pagina Google+, agli inizi di febbraio hanno ricevuto una comunicazione ufficiale via mail con alcune istruzioni, in vista della chiusura: già dal 4 febbraio non è stato più possibile creare nuovi profili, pagine, community o eventi Google+ o commentare sui siti tramite il proprio account. Quest’ultima funzionalità verrà disabilitata entro il 7 marzo. Il pulsante “Accesso a Google+” per fare il login a siti e app sarà sostituito da un pulsante “Accedi con Google”.
I MOTIVI DI UNA CHIUSURA (ANNUNCIATA)
Google+ chiude ed è molto probabile che non ne sentiremo la mancanza. Milioni di utenti registrati ma, di fatto, quasi del tutto inattivi. Cosa non ha funzionato? Per utilizzare i servizi Google (Drive, YouTube, Gmail) era richiesta l’attivazione di un unico account: la conversione automatica di qualunque utente di un prodotto Google, a partire dal più conosciuto e utilizzato Gmail, in utente Google Plus. E ancora, la possibilità di creare un canale YouTube è stata vincolata alla creazione e all’uso di un corrispondente profilo Google Plus.
Dal 2011, anno di nascita del social network, come risultato di questa operazione, la community degli iscritti è cresciuta in modo straordinario, ma non le interazioni e l’effettivo utilizzo della piattaforma. Se le aziende, infatti, hanno utilizzato Google Plus come strumento utile per scalare il ranking dei risultati di ricerca, per gli utenti consumer non ci sono stati particolari vantaggi. Un social senza socialità, insomma. Non sono bastati i tentativi di “rivitalizzare” Google Plus, la rete sociale che alla prova dei fatti ha registrato un tasso di engagement molto basso e sessioni nel 90% dei casi di durata inferiore a 5 secondi.
La motivazioni ufficiali sono state “scarso utilizzo e difficoltà relative al mantenimento di un prodotto in grado di soddisfare le aspettative dei consumatori”. Se la questione legata alla privacy ha fatto premere sull’acceleratore per la chiusura anticipata, l’altro motivo che portato Google Plus a non rispettare le aspettative iniziali, è riconducibile alla mancanza di un’identità forte rispetto ad altri social.
“Siamo grati agli artisti, agli utenti che hanno creato community e agli esperti che hanno fatto di Google+ la loro casa. Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza la vostra passione e il vostro impegno”, è il messaggio del team di Google agli utenti nella comunicazione ufficiale inviata ai primi di febbraio, dove si mettevano nero su bianco le tappe della chiusura.
I riflettori sono puntati d’ora in avanti sullo strumento aziendale per capire se il passaggio da un pubblico consumer all’utenza business si rivelerà una scelta azzeccata. La sfida resta la protezione della privacy ma soprattutto la capacità di offrire servizi su misura, la carta vincente per distinguersi dai tanti servizi online dedicati al mondo delle aziende.
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