Usare la morte come sponsor: è l’ultima sfida del Vienna Tourist Board
di Rachele Carosi
La nuova campagna di marketing promossa dall’ente turistico viennese, in occasione dei 150 anni del Cimitero Centrale, recita “Vienna: the last place you want to be”. La capitale austriaca si racconta letteralmente come “l’ultimo posto in cui vorresti essere”.
A guidare lo spettatore alla scoperta dei tesori di Vienna, è una libellula che, sul finale, colpita da uno stecchino da aperitivo, perisce a sorpresa sotto la falce della morte, a sua volta ironicamente schiacciata da un calice di birra. Un viaggio “fatale” che racconta le attrazioni turistiche viennesi, dalla Sachertorte al Castello del Belvedere, giocando con il tabù della morte.
IL VIENNA TOURIST BOARD
La campagna lanciata dall’ente turistico della capitale austriaca è stata ideata dall’agenzia Jung von Matt e realizzata in collaborazione con lo studio BlinkInk, in un contrasto estetico tra le suggestive fotografie di Vienna e le animazioni in stile retrò che raccontano il viaggio fatale della libellula, che ha la fortuna di trascorrere il suo ultimo giorno al cospetto delle bellezze viennesi.
Un legame, quello tra morte e bellezza, che l’ente viennese ha spiegato meglio attraverso una nota presente proprio sul sito del Vienna Tourist Board:
“La morte deve essere viennese”, ha detto una volta il compositore e poeta viennese Georg Kreisler. E aveva ragione. Perché in nessun’altra città la vita è così tanto plasmata dalla morte come a Vienna. Dalle catacombe piene di scheletri, a un cimitero che è anche un’area ricreativa molto popolare tra i vivi e opere d’arte uniche incentrate sulla morte e sulla vita: il tessuto della città è pervaso di cose stranamente belle e deliziosamente oscure”.
MORTE E VITA
In onore dei 150 anni del Cimitero Centrale di Vienna, uno dei più grandi d’Europa, la capitale austriaca ha deciso di guidare lo spettatore in un itinerario “sulle tracce della morte”, capace di celebrare le bellezze viennesi senza perdere di vista la dottrina profonda che le attraversa.
“Morte e Vita”, titolo del dipinto realizzato tra il 1908 e il 1915 da Gustav Klimt e attualmente conservato presso il Leopold Museum di Vienna, esprime due dei temi cardine sui quali si fonda la cultura austriaca. La danza della morte moderna raffigurata da Klimt invoca alla speranza e alla riconciliazione: gli esseri umani, infatti, non mostrano paura o timore dinanzi alla morte, bensì la trascurano, manifestando consapevolezza dell’invecchiamento e, quindi, del lento avvicinarsi della morte. La morte diviene così un mero passaggio alla vita futura, spogliato del dolore e della sofferenza, da sempre raffigurati come suoi fedeli compagni.
Una concezione moderna, che la stessa società contemporanea affronta e promuove, eliminando il senso di finitezza proprio dell’individuo e, allo stesso tempo, alimentando l’illusione di “uomo eterno” che tutto può. Aspetto questo che coincide, almeno in parte, con i nuovi traguardi raggiunti dall’Intelligenza artificiale in tema di aspettativa di vita: il principio noto come “Longevity Escape Velocity” immagina una tecnologia capace di estendere la durata della vita a un ritmo più rapido rispetto all’invecchiamento. La morte, come il Vienna Tourist Board insegna, non fa davvero più paura.