Red Bulletin, ecco il magazine cartaceo di Red Bull

Nelle tante definizioni e idee che si vedono in giro sul brand journalism, il pensiero generale è che questo sia un fenomeno estremamente connesso al mondo del web. Ma cosa succede se, da Internet, si passa anche sulla carta, sul vecchio e tanto bistrattato formato magazine? Se ti chiami Red Bull, accade che hai successo, arrivando a circa 3 milioni di lettori al mese nei soli Stati Uniti. Eh sì, perchè Red Bulletin, la rivista edita dall’azienda austriaca sta decisamente sfondando negli Stati Uniti, tanto da spingere nientemeno che il Washington Post a trattare la questione.

Ma cos’è il Red Bulletin? È un mensile, una rivista di lifestyle che tratta argomenti vicini all’universo Red Bull, dallo sport alla musica, passando per gli eventi. Nasce nel 2007 come magazine giornaliero di Formula Uno ed evolve pian piano, fino ad arrivare alla forma attuale. Dentro, non trovate nessun tipo di riferimento ai prodotti dell’azienda. Solo articoli, ben scritti e di alta qualità. Il Red Bulletin, inoltre, è un prodotto completamente crossmediale. C’è il sito, l’app per smartphone e tablet e il cartaceo.

Il Washington Post se n’è occupato in un articolo pubblicato lo scorso 26 marzo. Nel pezzo a firma Paul Farhi si legge: “La cosa più interessante a riguardo non è cos’è il Red Bulletin, ma chi lo pubblica”. Cioè la Red Bull, come abbiamo detto, che l’ha creato, sempre stando alle parole del quotidiano americano, “per rinforzare la propria immagine di brand per giovani che vivono la vita al massimo”.

Ma il Red Bulletin è giornalismo o marketing? Entrambi, dice il Post. Perché? Perché non si cerca direttamente di vendere un prodotto, non ci sono intenti direttamente commerciali. Ma il fine ultimo è, evidentemente, promozionale. “Non vediamo”, dice Torod B. Neptune di Verizon, che produce Quaccom Spark “il nostro lavoro come professionisti di marketing. Con il vecchio modello dei media producevamo storie per voi del Washington Post, sperando che avreste scritto su di noi. Ora competiamo direttamente con voi“.

Il Red Bulletin è anche cartaceo, vero, ma è indubbio che la spinta fondamentale alla nuova tendenza di creare magazine d’azienda venga dal web 2.0. Che, in quanto sistema aperto, permette a qualunque storia di diventare virale, imponendo all’attenzione chi l’ha pubblicata e il suo prodotto. “Ai consumatori” spiega Shane Snow, co-fondatore di Contently. “non importa chi ha creato una storia, finché questa è buona”.