La campagna acquisti di Yahoo: da columnist a brand journalist

David Pogue è stato la penna d’oro della sezione Tecnologia del New York Times. Non esattamente l’ultimo dei giornali. “È stato”, perché dopo 13 anni di carriera («a long time to stay in one place»), @Pogue ha cambiato casacca. E anche lavoro. Passando a Yahoo nella veste di brand journalist. «Scriverò editoriali e post ogni settimana e continuerò a creare video divertenti – scrive l’ex NYT su Tumblr -. Ma io e il mio team abbiamo piani più grandi». Il tutto, avendo assicurata la piena libertà creativa, il meglio degli strumenti a disposizioni e un bacino di lettori spaventoso. «An offer I couldn’t refuse»: parola di columnist.

Quando si tratta di generare traffico, Yahoo gioca bene le sue carte. Sotto la leadership oculata e spregiudicata di Marissa Mayer la società è riuscita a sovvertire il proprio trend negativo arrivando ad 800 milioni di visitatori mensili. Parliamo di internauti che accedono ai propri servizi di base. E per darvi un’idea, Tumblr è escluso da questo conteggio.

Il problema è che, come ben sappiamo, in termini pubblicitari un lettore cartaceo non corrisponde ad un visitatore in Rete. E, stando ai dati di eMarketer, si prevedono introiti provenienti dall’online advertising molto bassi, specie a dispetto dell’aumento dei visitatori.

Perché, dunque, non puntare sulla notorietà di chi si è già costruito una solida web reputation e che potrebbe dare nuovo slancio alla credibilità dei contenuti – e alla possibilità di fidelizzare con gli utenti – in virtù della propria nomea? Grandi aziende in tutto il mondo stanno traendo innumerevoli benefici dai propri sub-brand targhettizzati. Un contenuto consumer-oriented risponde ai desideri dell’utente, non dell’azienda. E gli utenti postmoderni sono tanto esigenti quanto differenziati. Da qui, l’esigenza di personalizzare i contenuti pur mantenendo alta la qualità.

Insomma, Yahoo ha iniziato la sua prepotente virata verso il brand journalism. Facendo affidamento sull’esperienza decennale di giornalisti professionisti (rodati ma dinamici) rinnoverà le sezioni, continuando – sotto l’egida della Mayer – ad estirpare quelle poco apprezzate dal pubblico ed investendo in contenuti sempre più mirati.