Il 2017 sarà (ancora) un anno di fake news

Anno nuovo, dibattiti vecchi. Sono ancora le fake news a tenere banco nel mondo della comunicazione digitale (e non). La domanda è semplice: le contromisure che verranno adottate da tech companies e governi serviranno a contrastare il fenomeno?

Facciamo un po’ d’ordine, partendo da lontano. Il 2016 è stato l’anno della post truth, la post verità, secondo l’Oxford Dictionaries, che l’ha eletta parola dell’anno. Del resto, secondo molti osservatori, la post verità, attraverso la creazione di bufale sul web, ha inquinato il dibattito pubblico, portando, tra le altre cose, alla vittoria di Donald Trump alle elezioni americane.

Dopo qualche settimana di polemiche (noi avevamo detto la nostra qui), si parla di contromisure. Facebook sta lavorando a un tasto per le fake news che coinvolga anche gruppi di giornalisti, mentre i Governi (hanno fatto discutere le interviste del ministro della Giustizia Orlando e del capo dell’Antitrust Pitruzzella) pensano a leggi per contrastare la diffusione di bufale.

PERCHÉ LE CONTROMISURE NON FUNZIONERANNO

Ma c’è una vera soluzione? Probabilmente, la risposta è no. Siamo davanti a un fenomeno cangiante, in costante evoluzione, alimentato potenzialmente da chiunque sia presente su Internet.

Chiudi un sito di fake news? Ne nascono altri 10 in Bulgaria. Flagghi una fake news come bufale su Facebook? Ce ne saranno almeno altre 20 non individuate.

La guerra alle bufale ricorderà quella alla pirateria, di musica, film o giornali.

Si vince qualche battaglia ogni tanto, mai la guerra.

E per questo, il 2017 sarà ancora l’anno delle fake news. Lo ha detto anche Ben Smith, direttore di BuzzFeed, l’oggetto di comunicazione (giornale è probabilmente riduttivo) più abile nel comprendere le dinamiche del web.

“Le bufale diventeranno ancora più sofisticate, ingannevoli e ambigue e si diffonderanno sempre più, con strumenti sempre più sofisticati. Ad esempio, sta diventando sempre più facile creare video in cui qualcuno dice qualcosa che in realtà non ha mai detto”.

ALGORITMI O UMANI?

Troppo lavoro, per algoritmi o umani. Gli algoritmi, lo diciamo da tempo, non possono cogliere le sfumature: contro le bufale saranno sempre uno strumento perdente. Del resto, qualche giorno fa, il Safety Check di Facebook è stato ingannato proprio da una fake news su un attentato a Bangkok.

E gli umani? Senza dubbio possono essere una soluzione. Ma costano troppo e, probabilmente, ne servono troppi per contrastare un fenomeno che, come sottolineavano prima, si autoalimenta costantemente, con consapevolezza o no.