Allo, la nuova app di instant messaging di Google

Intelligenza artificiale e chat in incognito: ecco come Big G sfida Whatsapp, Messenger, Snapchat, iMessage e Telegram

di Daniela Galasso

Dopo le videochiamate di Duo, arriva la seconda app di Google dedicata alla comunicazione. Allo non è solo un sistema di messaggistica istantanea, ma integra anche un software che sfrutta l’intelligenza artificiale per aiutare gli utenti a interagire, trovare informazioni e pianificare in modo sempre più semplice e veloce.

Disponibile per Android e iOS, la nuova app di messaggistica smart ha anche alcune delle funzionalità dei suoi principali concorrenti come le chat temporanee di Snapchat.

Inevitabilmente, il nuovo servizio di instant messaging andrà a scontrarsi con realtà già affermate come Whatsapp e Messenger.

 

CHE COS’È GOOGLE ALLO

In Google Allo ci sono tutte le funzionalità pensate per la generazione Snapchat: stickers, scritte e scarabocchi multicolore da fare sulle foto anche con il dito, oppure, la possibilità di ingrandire e rimpicciolire il testo per dare la sensazione di un urlo o di un sussurro. Si possono allegare file multimediali, controllare lo stato di invio, ricezione e lettura dei messaggi e condividere la propria posizione gps.

Sono però due gli aspetti con i quali Google ha portato il livello delle applicazioni di instant messaging a un livello superiore e grazie ai quali cercherà di conquistare spazio in un settore in cui finora la sua presenza è stata marginale.

 

PERCHÉ GOOGLE ALLO NON È UNA SEMPLICE APP DI INSTANT MESSAGING

In primo luogo, la nuova app integra l’intelligenza artificiale. L’assistente virtuale non è altro che un bot che all’interno dell’applicazione assume la forma di un contatto (come quelli presenti in rubrica) al quale è possibile chiedere assistenza per qualsiasi cosa: i negozi nelle vicinanze, i risultati sportivi o le notizie in generale. Inoltre, Google Assistant è in grado di aumentare la sua conoscenza grazie ai nuovi algoritmi di apprendimento artificiale che incrociano le informazioni derivate dalle ricerche sul web con lo studio delle nostre conversazioni e abitudini. Se, ad esempio, si è scritto in una conversazione di essere vegetariani, nella successiva ricerca per un ristorante non appariranno tra i risultati quelli specializzati in bistecche.

È possibile invocare l’assistente virtuale in vari modi: con l’handle @google in una conversazione di gruppo, o con messaggi vocali. Un’altra delle funzionalità dei chatbot sono le Smart Replies, ovvero dei suggerimenti di risposte intelligenti da inviare quando non si ha tempo di digitare. Inoltre, come Google Photos, l’AI di Allo è in grado di riconoscere i soggetti presenti in alcune foto e di suggerire, quindi, risposte adatte. Al momento l’assistente virtuale non è ancora in grado di parlare italiano e risponde “Mi dispiace, sto ancora imparando l’Italiano, ma nel frattempo fammi cercare su Google”.

La seconda importante novità sono le chat in incognito. Scegliendo di interagire in questa modalità, tutte le conversazioni sono crittografate e le notifiche dei nuovi messaggi non appaiono nella barra superiore dello smartphone; inoltre, analogamente a quanto accade su Snapchat, queste conversazioni possono autodistruggersi dopo un intervallo di tempo stabilito dall’utente (periodi ultra brevi come cinque o trenta secondi, fino a un giorno o una settimana).

 

LA PRIVACY

Tuttavia, optando per la modalità in incognito non sarà più possibile accedere ai servizi offerti dall’assistente virtuale di Google. Infatti, diversamente da quanto annunciato da Big G durante l’I/O 2016 di maggio, tutte le conversazioni effettuate al di fuori di questa modalità sono conservate e registrate sui server di Mountain View e non sono coperte dalla crittografia end-to-end, come del resto accade anche su Messenger di Facebook. Non è un caso, dunque, che Apple abbia scelto di non integrare i bot nell’ultimo maxi aggiornamento di iMessage, mantenendo una posizione pro-privacy e rimanendo fedele così a uno dei suoi core value.

In una parola, il prezzo da pagare per sfruttare le potenzialità offerte dall’assistente virtuale di Google è la privacy.

di @Daniela_Galasso